soglia d’ombra
un video di
Marcella Barone e Gianluca Lombardo
2024
monocanale, colore/sonoro, 6’ 30’’
Soglia d’ombra è un video realizzato a quattro mani da Marcella Barone e Gianluca Lombardo, in cui le sensibilità dei due artisti si sommano e si compenetrano restituendo, in forma poetica e metaforica, la loro interpretazione del tema centrale dell’evento “Invisibili” al quale sono stati invitati ad intervenire. Tema doloroso, ferita ancora aperta, perché chi è morto di Coronavirus ha rappresentato non solo la dipartita di una persona cara, ma la perdita di un intero modo di vivere la vita, le relazioni sociali, le funzioni collettive.
Già a partire dal titolo gli autori dichiarano l’intenzione di fondere due elementi espressivi molto importanti nella loro produzione artistica: entrambi hanno lavorato sull’idea di soglia, sebbene in direzioni differenti; ed entrambi hanno accarezzato il tema dell’ombra sia nella sua qualità attiva (aggettivante) di rivelatrice di luce, che in quella passiva (sostantivante) di sedimento di ciò che questa luce esclude o sfiora appena. Titolo che per una certa assonanza fonetica, è a suo modo un velato omaggio al famoso romanzo di Joseph Conrad, dove il protagonista compie un viaggio che non può avere ritorno, superando appunto un’ideale linea d’ombrache risulta essere inizio di qualcosa di sconosciuto, di ignoto ancorché necessario. In tal senso, sin dall’immagine iniziale, che ritorna speculare nell’inquadratura alla fine, una linea diagonale di luce suggerisce proprio la coesistenza di questi due mondi, quello della luce e quello dell’ombra: una linea invisibile, immateriale, quasi una soglia appunto, da attraversare verso ciò che non si conosce, e che rappresenta l’inizio di un viaggio.
La soglia infatti, a differenza del concetto di limite o di confine, consente o suggerisce la possibilità di un passaggio, di un attraversamento e quindi anche di un trapasso. Argomento che i due artisti hanno voluto affrontare abbandonando ogni tipo di retorica, che peraltro ha già caratterizzato fin troppa speculazione mediatica, sia in senso negativo che positivo. La consapevolezza che il tema vita/morte non possa essere ridotto a qualsivoglia tentativo di giudizio o di verità assoluta, ha spinto l’opera verso una sfera poetica e allusiva, mantenendo un atteggiamento di rispetto e delicatezza verso fatti realmente accaduti che, in qualche modo, ci parlano di tutto ciò che può stare in mezzo, tra vita e morte.
Il video ha inizio dall’immagine di un letto che sembra ricordare, nelle lievi dune di pieghe non recanti l’impronta di un corpo, la veduta aerea di un campo deserto senza fine. L’oggetto domestico -e ospedaliero- luogo per eccellenza di confort e riposo, che dovrebbe assicurare la soglia minima di dignità per ogni essere umano, è vuoto, e suggerisce un’assenza e una ritualità negata. Ma è anche in movimento: le lenzuola che fanno e disfano questo letto, ci dicono che è anche il luogo del passaggio, in cui il trapasso si manifesta con la lenta e visionaria apparizione quasi onirica di uno scoglio, metafora dell’immersione, della sospensione, così come del lutto e del rito funebre.
Questo scoglio sospeso tra noi e la morte sembra danzarci innanzi. Lo osserviamo da ogni angolazione quasi immersi in un liquido amniotico, prima della coscienza del tempo. Questo scoglio, che sembra ricordare L’isola dei morti di Arnold Böcklin, pare rappresentare un luogo altro, metafisico e sconosciuto, dove all’umano non è concesso entrare. Ma è soprattutto il suono di questa immersione a ricordarci qualcosa di doloroso e faticoso, poiché in questo sonoro ravvisiamo sì gli strani echi e i respiri alterati tipici della dimensione subacquea, ma anche le memorie di difficoltà respiratoria e ventilazione artificiale degli intubati in terapia intensiva per mancanza di ossigeno. Quest’immersione ha la solennità del lutto e la straziante narrazione della malattia. La levità del trapasso e l’affanno della lotta per la sopravvivenza.
Questo breve video, nel suo lento e ipnotico movimento di questi pochi elementi visuali, vuole raccontare senza descrivere ciò che è successo, ciò che ci è successo; e rendere omaggio a tutti coloro che non hanno vinto questa battaglia. Ma anche abbracciare idealmente tutti coloro che hanno lottato e vinto, o assistito e curato. Questa storia si è fatta col coraggio di ciascuno di noi, e col sacrificio di molti. Grazie a tutti coloro che non vogliono dimenticare.
Marcella Barone e Gianluca Lombardo
18 marzo 2024, Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di Coronavirus